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Questa pagina è dedicata al Comune che non c'è
15% della popolazione ha deciso che non si doveva fare


Entrando invece nella scelta forse qualche cosa non è stato esaminato a fondo ovvero è stato rappresentato male o, ancora, è stato recepito in modo errato. Qui non si è trattato di decidere se l'ufficio anagrafe si sarebbe spostato di qualche chilometro o se l'ufficio tecnico presente nel Comune rispondesse alla proprie esigenze.
I compiti che i nostri Comuni hanno dignitosamente risolto fino ad oggi sono via via aumentati negli anni con nuove competenze e diminiuite disponibilità finanziare. Non solo, l'impatto delle nuove tecnologie in genere non ha sostituito il preesistente, come sarebbe dovuto avvenire, ma si è aggiunto e qualche volta purtroppo solo in modo marginale.
Pochi sono i Comuni che offrono servizi informatici ai cittadini a cominciare dal poter seguire direttamente la propria situazione contibutiva (IMU, TARI, etc.) e degli atti conoscitivi utili per vivere in una comunità. Ovvero alla banale richiesta di un appuntamento.
L'unico elemento presente - anche se talvolta non sempre facilmente fruibile - è l'albo pretorio on line obbligatorio per legge.
Una struttura più grande potrebbe permettere di razionalizzare meglio la gestione del personale offrendo la possibilità di avere maggiore specializzazione e aggiornamento professionale. Basti pensare che attualmente gli uffici istituzionali (anagrafe, edilizia privata e pubblica, protocollo, etc) esistono con le stesse funzioni in tutti e tre i Comuni.
Nello stesso tempo una dimensione maggiore permetterebbe di avere un segretario a tempo pieno con tutti i vantaggi connessi ad una presenza continuata ed ad una gestione esclusiva.
Tutto ciò parebbe una questione di buon senso se non prevalesse la scelta di non volere lasciare il certo per l'incerto. Valido come pensiero ma poi si dovrebbe evitare di fare considerazioni relative allo stato dei servizi.
Peraltro è la storia che si ripete perchè anni fa, non con il referendum ma attraverso le elezioni, è stata bocciata l'ipotesi, supportata da un gruppo, di fare un plesso scolastico unico fra le diverse frazioni di Longare che avrebbe permesso (con soldi provenienti allora dal Ministero della Pubblica Istruzione) una struttura adeguata ai tempi, con palestra, servizi e quant'altro.
Il "campanilismo", laddove non rappresenta la cultura della storia passata e il ricordo delle tradizioni, rischia di frenare qualsiasi intervento innovativo. E questo proprio nei nostri Comuni dove ce ne sarebbe bisogno per la ricchezza che è presente che non viene adeguamente valorizzata.
E se queste considerazioni sarebbero state sufficienti per arrivare ad un diverso risultato referendario, qui era presente un altro aspetto non secondario: il contributo dello Stato. E' un "treno" che è passato e che non torna a breve.
Sicuramente è mancato preventivamente un disegno chiaro sul contesto che il Comune Pieve dei Berici avrebbe potuto esprimere nella sua nuova entità, al di fuori del citato campanilismo, a cominciare dal ruolo privilegiato che avrebbe avuto per la sua dimensione nei rapporti con gli altri Comuni vicini e soprattutto con Vicenza.
Forse sarebbe stato consigliabile creare questo stimolo innovativo partendo da un maggior coinvolgimento della popolazione anche con nuovi mezzi di comunicazione perchè quelli tradizionali potrebbero essere obsoleti e privi di effetto. Non averlo fatto può aver dato la sensazione che la decisione fosse già presa - quasi calata dall'alto - e la popolazione dovesse solo essere informata.
Peraltro, in alcuni casi, nelle esemplificazioni delle possibili novità future si è privilegiato contestualizzare queste con interventi di scarso contenuto strategico ma mirate a ricevere il gradimento della popolazione su limitati interventi territoriali. E questo tipo di "distribuzione sul territorio" degli interventi potrebbe aver suscitato l'impressione che ci fosse un ruolo egemone di una parte su un'altra.
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