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villa da Schio

Sono tre le ville, a due diversi livelli del colle, che formano la proprietà oggi da Schio: la cosidetta Cà Molina in basso e, allo stesso livello, la villa padronale con le belle logge joniche; più in alto il singolarissimo villino denominato La Grotta del Marinali.
Caratteristico in queste ville è il sistema di ventilazione a temperatura costante.  All’epoca della costruzione si pensò di convogliare l’aria delle vicine grotte in appositi “ventidotti” per poi farla uscire tramite delle decorative pietre forate inserite nei pavimenti delle varie stanze. Tale sistema è tutt’ora in uso.
La villa padronale piace all’esterno per la irregolarità della sua composizione severa nell’alta facciata settecentesca di mezzogiorno.  Cordiali ed invitanti viceversa le due logge joniche affrontate in origine aperte, oggi chiuse da vetrate.
E’ proprietà da Schio anche la piccola cappella si Sant’Antonio Abate costruita dai Frati Minori Francescani nella prima metà del sec. XIII.  Lontana dalla villa, ma pure della proprietà, verso la statale Riviera Berica c’è una barchessa con colonne in stile dorico dovuta alla mano di un architetto del neoclassicismo vicentino come Scamozzi.
La villa Cà Molina del secolo XVIII, su preesistente struttura , con le sue adiacenze, costituisce il nucleo storico della proprietà da Schio. Sorge in posizione defilata, ad Est rispetto all'ingresso che immette direttamente nel giardino sul pendio.  Rialzato sopra uno zoccolo basamentale, l'edificio è composto da un corpo centrale fra due ali arretrate. Il settore mediano è sormontato da un frontone, con orologio dipinto al centro; sull'asse centrale si collocano un portale architravato al piano terra e una grande monofora centinata con balaustra al piano nobile. I fianchi ed il retro, quest'ultimo a sviluppo leggermente ondulato, presentano la muratura in sasso a vista.  Alle spalle della villa e delle scuderie si apre il "covolo", una grotta scavata nella roccia; una lapide posta sopra l'ingresso la fa risalire al 1303.
La villa Grotta del Marinali (nota  con questo nome perché utilizzata dall'artista come suo laboratorio), già  Garzadori (1690), è  del secolo XVII.  Il breve prospetto principale, rivolto a Sud, è coronato da un frontone con stemma e affreschi; al centro si apre il portale bugnato d'ingresso e quattro finestre rettangolari ai lati. La costruzione si compone di una sala principale d'entrata, di una seconda stanza e di una sottostante cantina; ad Est si innesta un corpo arretrato a tre piani fuori terra che si sviluppa verso il basso sul declivio del terreno. La sala d'entrata costituisce l'ambiente principale, caratterizzato dal soffitto, a conformazione irregolare, scavato direttamente nella roccia ed affrescato.
Notevole il giardino.

 

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